
Diffusi i dati Comamoter sul mercato MMT
- 03/08/2005
- // Normativa
Il mercato italiano delle macchine movimento terra nei primi sei mesi del 2005 ha assorbito 12.181 unità, con una lieve flessione dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il mercato italiano delle macchine movimento terra nei primi sei mesi del 2005 ha assorbito 12.181 unità, con una lieve flessione dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “La sostanziale stabilità del mercato nel primo semestre 2005 – ha dichiarato Giuseppe Ferrulli, presidente di Comamoter – ci fa ritenere che i livelli di vendita del 2005 potrebbero allinearsi a quelli ottimi dell’anno precedente, a conferma della tenuta del settore.”
Per quanto riguarda le varie linee di prodotto, i miniescavatori hanno registrato un incremento del 3,5%, mentre gli skid steer loader (le minipale compatte) sono calati del 2,7%. Buona è stata la performance dei sollevatori telescopici che sono cresciuti del 2%. In calo invece le macchine tradizionali (escavatori, pale, apripista e livellatrici) che hanno perso complessivamente oltre 5 punti percentuali. Tra queste hanno registrato decrementi gli escavatori cingolati (-1,1%) e le pale gommate (-11,3%), mentre sono cresciuti gli escavatori gommati (+3,5%). Continua a ritmi sostenuti il calo delle terne (-14,9%), il cui mercato viene eroso dalle minipale compatte e soprattutto dai miniescavatori. Le macchine stradali, infine, (compattatori e vibrofinitrici) complessivamente hanno perso quasi 16 punti percentuali e i martelli demolitori hanno registrato una flessione (-5%), specialmente nel segmento destinato alle terne.
Per Amedeo Esposito, presidente di Cantiermacchine, l’associazione degli importatori di settore che rileva i dati insieme a Comamoter, “nonostante la tendenza riflessiva di questi primi sei mesi, il mercato delle macchine movimento terra rimane su livelli sostenuti e ci sono elementi per prevedere che, anche su base annua, le vendite si consolidino su questi valori. La necessità di recuperare rapidamente il gap infrastrutturale che penalizza la competitività del paese impone però un’accelerazione nella realizzazione delle opere, eliminando gli attriti a tutti i livelli e dando slancio all’intera economia. È il momento di far prevalere la cultura del fare, evitando incoerenze e rinvii.”